Con gli anni Ottanta la ricerca spaziale, inaugurata con il tema delle terrazze, muta punto di vista e si sposta in interno, mantenendo, però, quella stessa natura dello spazio, quale punto di confine tra interno ed esterno. Gli interni di Balest non sono mai degli spazi fini a se stessi, suggeriscono allo sguardo di superare i confini dell’architettura e di spingersi più in là, oltre una finestra, una balaustra o un loggiato. Gli oggetti che abitano le “stanze” di Balest hanno il carattere effimero di apparizioni, presenze attorno a cui la vista indugia solo un momento. Come scrisse Mazzariol nel 1987, «I’antequam non è un dato definito – oggetto, paesaggio, figura umana – attorno a cui l’artista organizza che muove e organizza lo spazio della tela, condizione prima e necessaria, allo svolgimento della scena che il farsi del quadro suggerisce»

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