Difficile non individuare in quest’opera del 2003 tutta la passione per quel mondo mediterraneo che così spesso ispira la produzione di Balest.

La loggia, di reminiscenza classica, si articola per masse cromatiche secondo il canone di quel “costruttivismo neo figurativo”, che Balest ammirava nell’opera di Nicolas de Stael nei primi anni cinquanta, visitando le gallerie di Parigi.

Il motivo della loggia ritorna in più occasioni (si vedano il Divano del 1974, e la Loggia di Cupido del 1983) a esemplare la ricerca di uno spazio che si codifica secondo una natura ambivalente, promiscua tra interno ed esterno, e che si arricchisce degli effetti di luce e ombra al punto da renderli elementi strutturali.

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