Cala la notte sul Mediterraneo di Balest. Il sottotitolo di Marina II rivela il cambiamento della condizione luminosa che pregiudica la scelta cromatica più cupa. Un impiego di soli colori freddi lo rende uno degli olii più singolari dell’intera produzione dell’artista riconducibile soprattutto al biennio 1996-1998, come dimostra anche Nero mare (Chiavellin 2000, n. 15) Nella consueta suddivisone tra cielo e terra la figura umana – o forse il suo riflesso – è contenuta, quasi prigioniera, dalla forma cilindrica in grigio.

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